L’isola Comacina tra arte, storia e natura

E’ una delle attrazioni più suggestive in Lombardia, facile da raggiungere e da visitare.

L’isola è un lembo di terra piuttosto minuscolo con un perimetro di 2 km. e una superficie di 7,5 ettari.

Si arriva agevolmente su barca a motore in 5 minuti da Ossuccio sulla sponda occidentale del lago di Como. 

Appena giunti si ha la sensazione di trovarsi in un luogo davvero magico: il contatto con la natura e con i numerosi reperti archeologici destano subito un grande interesse per il visitatore. Il percorso archeologico ben congegnato unisce delle zone delimitate e ricche di spiegazioni con reperti storici che risalgono all’Alto Medioevo e al periodo romano.

Qui sta forse il “grande mistero” di questa terra: un territorio così concentrato e ricco di storia rimasto per anni “silenzioso”, senza una voce che potesse essere motivo di richiamo, poi  d’un tratto grazie all’interesse per il passato è venuto alla ribalta di studiosi e appassionati di arte così da diventare il fulcro di ricerche sviluppate dal novecento ai nostri giorni.

 Qualche annotazione storica può essere di interesse per inquadrare storia e trasformazione di questo territorio.

Nel corso dei secoli questo luogo ha visto avvicendarsi popolazioni insediate dopo aver attraversato burrascosi passaggi.  

L’evento che ha segnato profondamente i destini dell’isola è legato alle vicende belliche dopo il primo millennio, l’isola schierata con Milano venne rasa al suolo nel 1169 dai comaschi alleati con il Barbarossa che ne vietò l’edificazione di case, fortificazioni così da rimanere senza alcuna costruzione. In quelle circostanze tutti i presidi , le chiese , le abitazioni e le mura vennero abbattute  e i sassi dispersi nel lago. I fuggiaschi ripararono a Varenna, sulla sponda opposta del lago. 

Solo nel XVII secolo si costruì una chiesetta dedicata a San Giovanni accanto ai resti antichissimi dei primi secoli.

Sono curiosi i passaggi di proprietà dell’isola nel novecento: nel 1919 venne persino lasciata in eredità a re Alberto I del Belgio, nel 1920 venne restituita allo Stato italiano attraverso un ente morale  con a capo il Console del Belgio e il presidente dell’Accademia di Brera. Nel 1939 Pietro Lingeri, un architetto della zona e brillante esponente del razionalismo si occupò della progettazione di 3 case che avrebbero dovuto far divenire l’isola Comacina una colonia per artisti. Le opere di scavo che seguirono dopo i primi del novecento portarono alla luce  i resti della basilica di Sant’Eufemia  di cui sono ben visibili la divisione a tre navate e tre absidi. Tra gli anni sessanta e ottanta continuò la spinta archeologica che portò alla luce numerosi resti architettonici per lo più paleocristiani e alto medioevali. 

 

La natura è un altro aspetto affascinante dell’isola; sei ettari ricoperti da una rigogliosa vegetazione tipicamente mediterranea: ulivi, tigli, allori insieme al Carpino nero, al gelso.
Ogni angolo è un luogo incantato e pittoresco che offre scorci del lago e dei paesi intorno, primo fra tutti il Sacro Monte di Ossuccio, patrimonio dell’Unesco. Prima di lasciare l’isola un incontro inaspettato con un grosso leprotto nella zona delle case degli artisti, segno che gli animali non hanno abbandonato l’isola e qui trovano un ambiente accogliente e riparato.
Per gli appassionati di arte e storia la visita continua nelle sale museo di Ossuccio che custodiscono oggetti e frammenti ben conservati con descrizioni dettagliate.

Le annotazioni nel testo sono state scritte a seguito della visita all’isola Comacina del 17 ottobre 2017,   giornata tersa e pulita, le foto sono state scattate nel corso della visita, tranne quella iniziale ricavata in internet.

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