Un itinerario turistico e di fede nei pressi di Rasura in Valgerola

 

Siamo al Picc… un caratteristico angolo nei dintorni di Rasura… là dove passa un sentiero, antica strada costruita ai tempi della peste quando, per evitare il contagio dell’epidemia presente nel paese, si pensò di far passare il collegamento fra Morbegno e i paesi della Valle del Bitto, più in basso aprendo un nuovo tracciato sotto l’abitato.

Era l’anno 1630 e dagli atti ritrovati, risulta che il comune di Gerola e Pedesina si fecero carico delle spese di costruzione mentre a Rasura rimase l’impegno e l’onere del mantenimento di tale sentiero. La decisione fu presa dal consiglio di squadra di Morbegno in una riunione nei prati del Bitto, all’aperto per paura del contagio. Appena si raggiunge la Val Mala nel caratteristico habitat di una gola stretta ed impervia, ci si presenta la vista di due 

ponti ad arcate segno della laboriosità e dell’abilità ingegneristica dei nostri avi. Proprio al di là del ponte vecchio c’è la cappella del Picc.                                                                                                                                                                                                                                     Questo “ gisol”, tanto caro ai “Bacer” (abitanti di Rasura) è meta di frequenti passeggiate essendo un posto facilmente raggiungibile in poco tempo e con poca fatica…… luogo pieno di ricordi. Fra roccia e i costoni si sente “la voce degli antenati” di chi ha vissuto prima di noi lasciando un patrimonio ricco di esperienze e di fede religiosa. La tradizione orale pare attribuisca la costruzione di quella cappella, ad un sentimento di doveroso ringraziamento a Maria per un’intercessione chiesta e ottenuta per la vita di un certo Basilio, giovane boscaiolo, che percorrendo il sentiero finì nel dirupo sottostante sbalzato dal carro per l’impennata del suo cavallo. La moglie, persa ogni speranza di trovarlo in vita, chiese l’intervento della Madonna, per riavere almeno il corpo del povero sventurato; ma con inaspettata sorpresa il coniuge riuscì a risalire sano e salvo fra quelle impervie rocce che arrivano fino al Bitto.

 

Si presume che la costruzione della cappella votiva possa risalire tra la fine del XVI secolo e l’inizio del XVII. Il “gisol”, più volte restaurato o per meglio dire rappezzato da mani volonterose ma a volte inesperte, pare portasse una data del primo restauro: 1758 cancellata poi dal tempo. Non si è in possesso pertanto di una documentazione precisa sulla costruzione della cappella, tuttavia è rimasto l’attaccamento dei valligiani per questo luogo riconosciuto come punto di riferimento per trovare, fra la dinamicità dei nostri giorni un momento di relax, di pace di silenzio…… per ricordare che al di là della struttura umana nella sua fisicità abbagliata dal progresso, c’è anche una parte spirituale che ogni tanto si volge verso il cielo.

Dal punto di vista artistico la cappella rappresenta con il suo dipinto una della tante pitture devozionali che compaiono sui muri delle case e nelle edicole mariane di questo periodo. Infatti, all’inizio del secolo XVII c’è stato un rifiorire di questi lavori commissionati a pittori ambulanti… dipinti e ricordi di grazie ricevute… a testimonianza che l’uomo nei momenti di bisogno, chiede sempre un aiuto celeste. Ultimamente si è reso necessario un intervento di restauro sia delle strutture esterne che del dipinto e la Pro Loco Rasura/Mellarolo si è fatta carica dell’iniziativa. E’ stata realizzata una originale cancellata di protezione dopo che l’apposito bisturi, scrostando il materiale sovrapposto negli anni, ha fatto riaffiorare nella sua autenticità l’antico dipinto rivalorizzando così le pennellate di un tempo con terra naturale ed acquarelli. Pare che secondo l’esperto, il dipinto originale possa risalire alle fine del 1600. L’abilità del restauratore, con un paziente lavoro, ha fatto riapparire sulla parete di destra la figura di un santo… un monaco… forse un domenicano.

L’affresco ritrae il busto di Maria con il Figlio. Non si conosce il nome del pittore ma il dipinto presenta caratteristiche di una valida esperienza artistica. La Madonna seduta sul trono mostra uno sguardo calmo e rassicurante. Sul capo un velo bordato d’oro, segno di regalità le copre le spalle… le gradazioni cromatiche dei colori utilizzati sono gradevoli… più accentuate sul vestito ampio e morbido nella linea. La composizione è semplice: Maria Mater Gratie, come la dicitura riportata sotto l’affresco, regge alla sua sinistra Gesù appoggiandolo sulle ginocchia. L’atteggiamento è molto dolce e lo sguardo, in prospettiva centrale, sembra possa seguire lo spostamento di chi lo osserva.

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